TRE LEGGENDE DA SFATARE SUL CALCIO E SUL DERTHONA

MITI DA SFATARE SU CALCIO E DERTHONA

 

 

 

 

QUELLI TRA CAMPO

 

E REALTA'

Al di là delle sempre più allucinanti e incredibili dichiarazioni del presidente, questa volta ci concentriamo sulla dimostrazione della falsità di tre "leggende" che, nonostante le palesi contraddizioni con la realtà di cui sono imbevute, continuano a prosperare




1. Sono anni che non si trovano più giocatori validi di Tortona


La politica seguita al Derthona, per diversi anni, è stata quella di importare vagonate di ragazzi da fuori provincia (in particolare dal torinese) e di limitare l'utilizzo di giovani provenienti dai settori giovanili locali allo stretto necessario. Tutti gli anni la solita penosa scena: una sfilata di ragazzi che arrivano da ogni dove, con rarissime eccezioni (Bruni), spesso senza arte né parte, illusi e gettati allo sbaraglio. Invece basterebbe dare un'occhiata alle cronache per venire a sapere che il Castellazzo ha coronato con una storica promozione in serie D una stagione da incorniciare e tra i protagonisti della cavalcata, guarda che strano, ben quattro "tortonesi" (Acrocetti, Cartasegna, De Martino e Filograno), che alla Novese in serie D ha giocato stabilmente Cesana (salvezza), che al Tortona Villalvernia in Eccellenza (salvezza) giocano un sacco di ragazzi di Tortona e dintorni (Magnè, i fratelli Bardone, Massaro...). E probabilmente ci dimentichiamo di tanti altri, quindi costruire una squadra più che degna per i campionati regionali o una serie D tranquilla, con elementi del tortonese preponderanti, non è per niente un'utopia, basta volerlo e non dare corda a procuratori disonesti e trafficoni vari che bazzicano nel sottobosco del calcio locale.




2. In italia non si può fare calcio senza secondi fini


In questi giorni le pagine dei giornali sono occupate da una serie di scandali legati al mondo del calcio (il fallimento del Parma, il caso Catania, le scommesse...) e si può avere l'impressione che il marcio sia un cancro inestirpabile dallo "sport più bello del mondo". Non è così, perchè basterebbe fare attenzione per vedere altre realtà ben più incoraggianti, come l'Empoli quasi completamente italiano e tutto grinta in serie A, il Giana Erminio che si salva tranquillamente in LegaPro con il presidente e l'allenatore che rivestono quel ruolo rispettivamente da 30 e 20 anni, l'Ancona che viene rilevato e gestito interamente dai tifosi, fino alla citata favola del Castellazzo. Fare calcio in maniera sana e puntando tutto sui valori dell'onestà e caparbietà si può fare, e paga. Anche qui, basta volerlo.




3. A Tortona nessuno è più disposto investire sul calcio


E' un ritornello che sentiamo ripetere da troppo tempo: senza i soldi del salvatore della patria (nostra) è finita, si precipita nel baratro, a Tortona non c'è nessuno. Prima di tutto nell'abisso ci si è finiti comunque, i risultati sportivi sul campo e le inchieste giornalistiche sono lì a dimostrarlo chiaramente. Una volta liberato il campo dai personaggi che tengono in ostaggio i nostri colori con la scusa di un monte debitorio ormai invalicabile, che nonostante gli annuali proclami di risanamento è sempre lì, perchè i debiti vecchi sono sostituiti con debiti nuovi, senza soluzione di continuità, ci sono ancora diverse persone disposte a investire in un calcio serio e pulito "marchiato" Derthona, perchè è sempre la passione per la maglia a muovere tutto, non c'è verso. E' chiaro che occorre costruire un'alternativa credibile e sostenibile, per cui, a costo di ripeterci fino allo sfinimento: il marchio c'è, la categoria importa relativamente, i tifosi pronti a scatenare l'entusiasmo anche, teniamoci pronti!


Il momento della rifondazione verrà, ed avremo tutti, di nuovo, il nostro Derthona.



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